Autore: Beatrice Maiani
La figura del padre, nel tempo, con i cambiamenti e conseguenti evoluzioni sociali e culturali, ha subito notevoli variazioni. Attualmente non la si identifica più esclusivamente con attività prettamente maschili: la funzione paterna pare infatti aver attraversato un momento di crisi, di decadimento sociale caratterizzata dalla caduta, o meglio frammentazione, di valori ed ideali. Anche all’interno della famiglia, in seguito all’incidenza di separazioni e divorzi, la tendenza è la stessa, generalmente la funzione paterna non è più rappresentata necessariamente dalla parte maschile della coppia: i compiti che prima spettavano alla figura paterna, oggi vanno a costituire una vera e propria “funzione paterna” con il rischio di una conseguente eclissi familiare, culturale e sociale del padre; tanto da ipotizzare una fusione, piuttosto che una integrazione dei ruoli genitoriali: attualmente si incorre nel pericolo di una svalutazione o delegittimazione dell’essere padre con conseguente maggior centralità, per il figlio, della figura materna che spesso assume su di sé entrambe la funzioni.
Negli adolescenti di oggi il tema della madre è quindi presentissimo; frequentemente il padre viene vissuto come “pacificamente” assente, la cui mancanza provoca una sofferenza che però appare inevitabile: spesso il padre non c’è fisicamente (magari in seguito a divorzi o separazioni) altre volte pur presente fisicamente ha rinunciato alla propria funzione genitoriale: in questo caso si parla di padri “grigi”, presenti fisicamente ma incapaci di aiutare il figlio in modo efficace, senza passionalità, rassegnati a subire moglie e figli così come un “peso” inevitabile. La “norma” da seguire è quella materna.
La famiglia moderna sembra prevalentemente di tipo binario, composta da una madre e da un figlio, anche se negli ultimi anni sembra prendere corpo una “nuova paternità” essenzialmente di natura educativa, volta a favorire la crescita umana dei figli e la costruzione di una consistente identità nelle nuove generazioni; i nuovi padri si dovrebbero presentare essenzialmente come “guida orientativa”. Si può ipotizzare che, per il padre “moderno” la riformulazione dei ruoli paterno e materno, sia possibile in quanto ha vissuto su di sé la crisi e delegittimazione storica del paterno, e questo lo ha probabilmente consapevolizzato relativamente alla necessità di avvicinarsi alla paternità con aspettative diverse, cercando una ristrutturazione e ricostruzione del ruolo paterno, non più padre padrone ma neanche un “mammo” mediante la rassicurazione relativa all’unicità del suo ruolo educativo all’interno nei confronti del figlio. Attualmente infatti il padre assume su di sè più compiti mirati alla cura dei bambini anche piccoli dimostrando una maggior disponibilità emotiva e relazionale, all’interno di un rapporto di reciprocità col figlio.
Appare sempre più urgente il riaffermarsi di una funzione di sostegno circa l’adeguamento alle norme, una guida che conduca il confronto tra realtà e fantasia, portando ad uno sfogo dell’aggressività in chiave progettuale; compiti che, vista la configurazione psicologica prettamente maschile, il padre assume in modo più adeguato e con più facilità. La coppia necessita di nuovi equilibri basati principalmente sul rispetto delle differenze di genere, oltre che sulla valorizzazione di qualità individuali.
Riconoscere il ruolo del padre rassicura la madre sulla condivisione di onori ed oneri, successi e fallimenti che costelleranno il futuro sviluppo del bambino ma soprattutto il riconoscimento del ruolo del padre aiuta la madre nel processo di “separazione” dal figlio: è lui infatti il terzo polo della relazione madre-bambino, tra cui si interpone, andando ad impedire l’incesto (diventando garante simbolico di rispetto di leggi sociali oltre che morali) e l’instaurazione di una relazione esclusiva tra la madre ed il figlio, favorendo quindi il riconoscimento da parte del bambino di se stesso come essere esistente indipendentemente dalla madre. La separazione dalla madre è il primo dolore che vive il figlio per opera del padre ed è un evento centrale per il futuro sviluppo psico-fisico del bambino, escluso si dalla coppia coniugale ma amato, seppur costretto a trovare una propria “organizzazione” esterna alla coppia.
La figura del padre si articola su tre modalità di funzionamento: padre simbolico, padre immaginario e padre reale, imprescindibili l’una dall’altra: il padre simbolico castratore è il padre della legge, il fondatore che dà il nome, mentre il padre reale è visto sempre come carente perché castrato a sua volta, e visto che questi due aspetti non si integrano, giungiamo alla costruzione del padre immaginario con il quale identificarsi; eroe positivo ma anche negativo che consente una integrazione degli altri aspetti del padre.
Nello specifico, con l’adolescente può essere utile proporsi come portatori di uno “sguardo del padre”, metafora a sostegno del ruolo paterno in quanto interiorizzazione di un riconoscimento affettivo che accoglie e differenzia. La funzione principale del padre infatti consiste nel favorire la nascita e la crescita dell’autostima: non c’è valore raggiungibile senza un costo in termini di impegno e sforzo; il padre insegna che inevitabilmente si viene feriti ma che per questo è determinante reagire; il figlio solitamente decide di non accettare la sofferenza in modo passivo e tira fuori il proprio spirito di ribellione, a vantaggio, soprattutto nel maschio, di una relazione aggressiva principalmente nel rapporto col padre.
La funzione paterna con la bambina opera invece in modo diverso, meno esplicito e più sottile: la madre le trasmette l’aspetto femminile della vita mentre il padre la spingere ad accogliere, a prendersi cura delle ferite dell’altro.
La funzione del padre è quindi determinante e non solo a livello individuale, ma anche e soprattutto dal punto di vista sociale, in quanto è il padre il fondatore e portatore delle leggi, è colui che le fs rispettare e questo ruolo è fondamentale soprattutto con gli adolescenti, al fine di un corretto sviluppo dell’identità sessuale e di genere; è la figura più idonea a semplificare gli scenari sociali ed a far intravedere quelli futuri; con la dimostrazione delle proprie capacità al figlio spera che questo si realizzi secondo il proprio sé. Il padre dovrebbe rendersi disponibile, soprattutto con l’adolescente, a ricevere le identificazioni proiettive dei figli ed a restituirle loro modificate.
Specialmente per quanto riguarda gli adolescenti contemporanei, per la maggior parte sembrano possedere prevalentemente delle relazioni “virtuali”, con competenza comunicative che sono vanificate dagli incontri reali, con conseguente senso di solitudine e necessità di un isolamento.
Questo può comportare una scarsa percezione e sperimentazione delle emozioni, la cui principale causa sembra risiedere nella mancata integrazione dei valori culturali, garantita proprio dalla figura paterna e dalla sua autorevolezza che quando è venuta a mancare è stata assunta dalla madre provocando nell’adolescente la contraddizione inconscia di una norma percepita come non pienamente e culturalmente legittimata.
Un carattere distintivo dell’adolescenza contemporanea consiste nell’impossibilità di rappresentare se stessi nel futuro: si vive una dilatazione del presente che determina la percezione del Sé. Una delle ipotesi volte alla comprensione di tale fenomeno si trova nella percezione dei genitori come “organizzatori” di pensiero ed identità. L’adolescenza è il momento del confronto, talvolta del distacco dai genitori, in particolare dalla figura materna presente nell’infanzia ed attualmente cardine normativo familiare. E’ dunque auspicabile un “ridimensionamento”, soprattutto negli adolescenti del ruolo materno, a favore di quella figura paterna che sembra stia iniziando a ritrovarsi.